Intervista a una “giovane promessa” oggi diventata realtà.
(in Karate Do n. 10 apr-mag-giu 2008)
Fabio Cuscona, nasce a Milano il 17 settembre del 1987. A ventuno anni non ancora compiuti ha già alle spalle un bagaglio notevole di esperienze agonistiche in campo nazionale e internazionale: pluricampione italiano di kata e kumite individuale e campione europeo Eska di kata e kumite a squadre juniores. I risultati ottenuti parlano da soli e, pur se la scalata verso i podi più prestigiosi è ancora lunga, ardua e faticosa, traspaiono già le carte vincenti di una giovanissima promessa del karate: grandi capacità atletiche e naturale talento agonistico. Non solo, la passione per lo sport è anche una scelta di studio e di vita. Fabio, infatti, frequenta attualmente il corso di laurea in Scienze Motorie presso l’Università Statale di Milano e le sue “aspirazioni professionali” – come ci racconta – “sono tutte, senza alcun dubbio, nell’ambito sportivo”.
Conosciamolo un po’ meglio nell’intervista che ci ha gentilmente concesso.
Ciao Fabio, quando e perché hai iniziato la pratica del karate?
Ho iniziato insieme a mio fratello Matteo nel 1996, con il M° Gianmarco Cittelli, presso la società S.R. Monza di Vito Pazienza. Quando ero piccolo, nel luogo dove andavo in villeggiatura durante l’estate, c’era un amico che faceva il prepotente con mio fratello e, siccome era più grande di noi, riusciva sempre ad avere la meglio… da quel momento è cresciuta sempre di più dentro me la voglia di imparare a difendermi.
Chi è il tuo attuale Maestro? Cosa ricerchi e ammiri di più in lui?
È da circa due anni che ho cambiato società sportiva, ora mi alleno con lo Yama Karate Club di Milano, sotto la guida di Silvio Campari, il mio attuale Maestro. Ciò che ricerco di più in lui è quello che credo di non avere ancora interiorizzato e ammiro innanzi tutto l’atleta che è. Inoltre, lo apprezzo moltissimo come Maestro, soprattutto per il diverso modo con cui riesce a rapportarsi con ognuno dei suoi allievi.
Credi che, cambiando società sportiva e Maestro, sia cambiato anche il tuo modo di fare e di vivere il karate?
Ho sempre vissuto il karate come uno sport che mi ha appassionato fin da bambino e questa passione continua, fortissima, tuttora. Detto questo, sì certo, il mio modo di fare karate ora è diverso perché, cambiando Maestro, ho avuto la possibilità di sviluppare e arricchire il mio bagaglio di karateka.
Quali doti naturali pensi di avere nella pratica del Karate? Che cosa invece hai dovuto imparare e devi ancora sviluppare e apprendere con l’allenamento?
Credo di riuscire ad assimilare molto in fretta tutte le informazioni che mi vengono fornite e di saperle metterle in pratica altrettanto velocemente. Grazie a questa mia capacità, determinate cose che potrebbero essere particolarmente difficoltose, mi risultano invece abbastanza semplici. Ciò che invece ho imparato nel corso del tempo è stato il diverso tipo di atteggiamento mentale che questa disciplina richiede, sia in gara sia in allenamento. In ogni caso, penso che non ci sia un limite all’apprendimento e allo studio del karate: in quest’arte marziale ci sarà sempre tanto da imparare, sviluppare e apprendere con l’allenamento e la pratica.
Quali sono le tue più grandi ambizioni ed aspirazioni?
Ovviamente cercare di migliorare sempre di più. L’obiettivo più importante è la squadra nazionale e la possibilità di partecipare a gare prestigiose e di alto livello internazionale.
Quando hai scoperto di essere un bravo agonista? Da allora, quali e quanti risultati agonistici hai conseguito?
Diciamo che ho scoperto di essere “bravino” dopo aver vinto alcuni campionati italiani nelle specialità di kata e kumite. I risultati agonistici conseguiti sono stati sempre un buon numero. Sicuramente quelli più importanti ed emozionanti sono i podi di kata a squadre, kumite a squadre e fukugo degli ultimi Campionati Europei svoltisi in Slovenia.
Quale competizione ti ha fatto battere più forte il cuore?
Come ho appena detto, gli Europei in Slovenia hanno rappresentato per me l’esperienza più bella, forse perché è stata la mia prima gara in campo internazionale e, senza alcun dubbio, salire sul podio con i miei compagni di squadra è stata un’emozione intensa e indimenticabile.
Quando devo affrontare una gara importante, al di là di essere in forma fisicamente, devo essere sgombro da qualsiasi pensiero, sentirmi tranquillo interiormente e rimanere concentrato solo su quello che sto facendo.
Qual è il tuo stato fisico e psicologico prima di affrontare una gara importante?
Quando devo affrontare una gara importante, al di là di essere in forma fisicamente, devo essere sgombro da qualsiasi pensiero, sentirmi tranquillo interiormente e rimanere concentrato solo su quello che sto facendo.
Sei senza dubbio un atleta polivalente, in grado di ottenere risultati in tante e diverse specialità, quale tipo di gara ti piace e stimola di più? Perché?
La gara preferita è quella di kata. Non c’è un vero e proprio motivo, è quella che, semplicemente, sento molto di più rispetto alle altre.
In base a ciò che la tua esperienza agonistica ti insegna, che cosa credi sia determinante per vincere un incontro di kumite?
Innanzitutto, tenere un livello di concentrazione elevato per tutta la durata dell’incontro. Avere fluidità e non irrigidire i movimenti, per evitare di renderli lenti e impacciati. Inoltre, capacità di prevedere, anticipare e sorprendere l’avversario sono altre componenti fondamentali su cui cerco di concentrare la mia mente durante un combattimento.
Come sono andati i recenti Campionati Italiani? Sei soddisfatto della tua gara?
Direi molto bene. Il nostro gruppo, Yama, ha portato a casa 4 medaglie d’oro, 3 d’argento e 2 di bronzo. Personalmente sono molto soddisfatto del primo posto conseguito nel kumite individuale e nel kata a squadre. Sono un po’ meno entusiasta, invece, del 2° posto nel kata individuale, dove avrei potuto fare decisamente meglio, e del terzo posto nel fukugo, in cui non sono riuscito a rendere il massimo.
Hai disputato la finale di kumite individuale con tuo fratello minore Matteo Cuscona. Che cosa hai provato?
La finale con mio fratello è stata davvero una cosa fantastica. In quel momento ero proprio felice, soprattutto per lui, che meritava di essere arrivato fino a lì. A dire la verità un po’ di preoccupazione c’era, visto che ci conosciamo così bene è stato difficile sorprenderci a vicenda. Alla fine, quello che ha fatto la differenza, è stata l’esperienza e quindi ho vinto io, ma è stata davvero un’emozione particolare.
Questi campionati ti hanno insegnato qualcosa di nuovo rispetto alle tue gare precedenti?
Durante gli allenamenti bisogna sempre impegnarsi a dare il massimo, senza dare mai per scontati i propri avversari!
Quali persone senti più vicine in questo tuo percorso di karateka?
Sicuramente tutta la mia famiglia ha avuto un ruolo determinante, di continuo apporto e sostegno. È anche grazie a loro che sono arrivato fino a qui. Vorrei ringraziare anche il mio maestro, Silvio Campari, che in un momento particolare del mio percorso, è riuscito ad infondermi una nuova fiducia. Un sincero ringraziamento è anche rivolto a tutti i Maestri che hanno contribuito alla mia formazione agonistica.