Il lavoro sotto la guida del M° Shirai mi ha tolto la patina che avevo e tutto mi è apparso più chiaro.
(In KarateDo n. 9 gen-feb-mar 2008)
Il M° Perlati risponde alla domanda di una lettrice: “C’è un aneddoto della sua vita che le ha fatto capire, più di ogni altra cosa, che la strada da seguire era quella del karate?”
… ho più determinazione di quella che pensavo, ho più affettività di quella che credevo, ho più coraggio di quello che immaginavo.
Ancora fino a pochi anni fa mi sono chiesto perché, con tante attività che si possono intraprendere, ho scelto proprio il karate.
Nonostante la mia naturale pigrizia ho praticato diverse discipline: nuoto, sci, sci nautico, tiro a segno con la pistola, alpinismo, paracadutismo, vela, hata yoga. Tutte attuate con entusiasmo e in alcune ero anche bravo o, almeno, portato.
Sicuramente ho iniziato a praticare karate per autodifesa e in quel periodo, anni 60, era una disciplina misteriosa che dava l’immagine di rendere invincibili.
Oltre a essere pigro non ho mai sopportato la ripetizione dei gesti, degli eventi e gli obblighi, inoltre ho molta difficoltà fisica a praticare karate.
Allora perché, cocciutamente, andando contro quello che appariva essere la mia naturale inclinazione, ho sopportato, soprattutto i primi 20 anni, sofferenze fisiche e mentali, trascurando tutto quello che non era legato al karate?
La nostra mente sicuramente è misteriosa. A volte ci fa credere che noi siamo quello che in realtà non siamo. Spesso quello che crediamo essere il nostro carattere non è altro che una patina di condizionamento che ci ha avvolto nei primi anni di vita nascondendo ciò che siamo veramente.
“Conosci te stesso”, forse è stata questa semplice frase, che ho letto o sentito casualmente, a mettere in moto nella mente un meccanismo di ribellione a quello che credevo essere “me stesso” in quel momento. Sicuramente corrisponde a quello che poi ho scoperto di me stesso: ho più determinazione di quella che pensavo, ho più affettività di quella che credevo, ho più coraggio di quello che immaginavo.
Il duro lavoro compiuto sotto la guida del Maestro Shirai, che ho avuto la fortuna di incontrare, mi ha tolto la patina che avevo e, come quando sbuca il sole in una giornata di nebbia, tutto mi è apparso più chiaro e diverso da quello che avevo vissuto fino a quel momento.
Tutte le strade portano agli stessi principi se praticate in profondità.
Ripetere un gesto decine, centinaia, migliaia di volte, non è più una ripetizione, perché il gesto è sempre uno solo e ognuno è diverso dall’altro. Ogni gesto diventa bellissimo, perché è l’unico che esiste, ed è sempre la prima volta.
É misterioso, occorre andare in profondità per conoscerlo, viverlo, farlo diventare te stesso: meraviglioso!
Il lavoro che devo fare su di me non è ancora finito e credo che non finirà mai, per questo penso che occorra mantenere sempre vivo lo spirito del principiante.
La nostra mente tende, come in una spirale, ad andare in espansione: il nostro compito è invertire la spirale e andare in concentrazione, verso il centro, verso il principio, solo allora possiamo ritornare all’espansione, ma con una potenzialità, un’energia, diversa.
Oggi purtroppo viene insegnato ai giovani che è svantaggioso essere monotematici, ottenendo il risultato negativo della superficialità, di una moltitudine di seguaci, di spettatori e di pochissimi protagonisti.
Tutte le strade portano agli stessi principi se praticate in profondità.
Ho avuto occasione di ascoltare un grande cantante lirico (Boccelli) parlare della musica e ha detto esattamente quello che avrei detto del karate.
Mi permetto di darti un consiglio: tutto quello che ho scritto consideralo delle balle! Vai a vedere tu chi sei veramente, con le tue mani, perché quando pensi di avere capito con la mente non è vero, vera sei solo tu, una fiammella accesa e meravigliosa in questo immenso Universo.