Col passare degli anni la pratica del karate tradizionale deve portare, attraverso la tecnica ad aprire il proprio cuore.
Dal Pinocchio (1883) di Carlo Collodi.
Capitolo XXXVI
“Finalmente Pinocchio cessa d’essere un burattino e diventa un ragazzo”
Tutti conosciamo la favola di Pinocchio, ma voglio invitarvi a una lettura più approfondita di quelle che comunemente vengono proposte.
Tralasciando tutta la prima parte, seppur molto importante e attuale, andiamo al capitolo XXIII dove “Pinocchio piange la morte della bella bambina dai capelli turchini: poi trova un colombo, che lo porta sulla riva del mare, e lì si getta nell’acqua per andare in aiuto del suo babbo Geppetto”.
Fino a questo punto il burattino Pinocchio ha pensato solo a se stesso combinandone di tutti i colori, ma ora: “… piangendo diceva: o Fatina mia, perché sei morta? Perché, invece di te, non sono morto io, che sono tanto cattivo, mentre tu eri tanto buona? … E il mio babbo dove sarà? O Fatina mia, dimmi dove posso trovarlo, che voglio stare sempre con lui, e non lasciarlo più! Più! Più!… O Fatina mia, dimmi che non è vero che sei morta! …. Chi mi darà da mangiare? Dove andrò a dormire la notte? Chi mi farà la giacchettina nuova?”.
Il cambiamento del burattino Pinocchio è totale. Senza rendersene conto, anziché pensare solo a se stesso, soffre per la perdita di due persone care: la Fatina e il suo babbo.
… senza tutto ciò siamo dei burattini e come tali siamo guidati da altri burattini a fare scelte che non avremmo mai fatto.
Per non tediarvi troppo sul racconto andiamo alla parte finale (capitolo XXXVI) dove, incontrata la lumachina, questa gli comunica che la Fatina è all’ospedale gravemente ammalata e senza soldi. “…Davvero? … Oh! Che gran dolore mi hai dato! Oh! Povera Fatina! Povera Fatina! Povera Fatina!… Se avessi un milione correrei a portarglielo… Ma io non ho che quaranta soldi… eccoli qui! Andavo giusto a comprarmi un vestito nuovo. Prendili, lumaca e và a portarli subito alla mia buona Fata. – E il tuo vestito nuovo? – Che mi importa del vestito nuovo? Venderei anche questi cenci che ho addosso, per poterla aiutare! Và, lumaca, e spicciati! E fra due giorni ritorna qui, che spero di poterti dare qualche altro soldo. Finora ho lavorato per mantenere il mio babbo: da oggi in là, lavorerò cinque ore in più per mantenere anche la mia buona mamma.
Addio, lumaca, e fra due giorni ti aspetto”.
Tornato a casa il burattino Pinocchio andò a letto e si addormentò.
Durante il sonno sognò la Fatina che gli disse, tra l’altro “In grazia del tuo buon cuore, io ti perdono tutte le monellerie che hai fatto fino ad oggi… Metti giudizio per l’avvenire e sarai felice… Ora immaginatevi voi quale fu la sua meraviglia quando, svegliandosi, si accorse che non era più un burattino di legno: ma era diventato, invece, un ragazzo come tutti gli altri. … Dopo andò a guardarsi allo specchio e gli parve d’essere un altro. Non vide più riflessa la solita immagine della marionetta di legno, ma vide l’immagine vispa e intelligente di un bel fanciullo coi capelli castani, gli occhi celesti e con un aria allegra e festosa come una pasqua…”.
Vi chiederete che cosa c’entra questa storia di Pinocchio con il karate. Ecco la mia proposta di lettura.
Gli esseri umani sono tali se e quando amano, se e quando hanno sentimento, se e quando sono capaci a delle rinunce per aiutare gli altri esseri umani senza aspettarsi nulla in cambio, se e quando c’è empatia tra di loro, senza tutto ciò siamo dei burattini e come tali siamo guidati da altri burattini a fare scelte che non avremmo mai fatto.
Lo sanno bene i pubblicitari che, con i metodi più subdoli, convincono milioni di ‘burattini’ ad acquistare merci di cui non hanno bisogno, a partecipare in massa a eventi dei quali potrebbero benissimo fare a meno, a credere di essere felici perché posseggono delle cose, per poi ridursi ad andare dallo psicologo perché in realtà non sono felici…
L’esempio più recente sono i Pokemon. Milioni di persone prese da un gioco che è compatibile per bambini e ragazzi mentre risulta che lo facciano oltre il 40% di adulti con più di 25 anni!
Il karate, in particolare il karate tradizionale, è un percorso che oltre all’aspetto fisico e agonistico può aiutare a migliorare la propria mente razionale e irrazionale.
Sono convinto che tutti gli esseri umani abbiano l’amore nel loro cuore, devono solamente farlo uscire e non nasconderlo per paura degli altri.
Il karate, in particolare il karate tradizionale, è un percorso che oltre all’aspetto fisico e agonistico può aiutare a migliorare la propria mente razionale e irrazionale.
Avrete notato come, nella prima fase, il burattino Pinocchio si preoccupi per la morte della Fata, perché poi sarebbe rimasto solo, abbandonato da tutti, indifeso, senza possibilità di mangiare, senza vestiti.
Anche nei primi anni di percorso nel karate si rafforza il proprio ego. In quel periodo ci si allena perché è ‘utile’ e c’è un ritorno per se stessi, però si corre il rischio di cadere nell’illusione per cui, rafforzando troppo il proprio ego, si pone troppa importanza all’esito di eventi che sono effimeri (vedi gare).
Nella seconda parte i burattino Pinocchio abbandonando il proprio ego apre il cuore, senza interesse personale, ed è pronto ad affrontare qualunque cosa per la Fata e il proprio babbo.
Col passare degli anni la pratica del karate tradizionale deve portare, attraverso la tecnica, a conoscere meglio se stessi, a comprendere che siamo un tutt’uno e, quindi, a cancellare l’invidia, l’egoismo, le paure, la presunzione, insomma, ad aprire il proprio cuore.
Quando ciò non avviene restiamo dei semplici burattini.
Oss!
P.S.
Vi invito a rileggere Pinocchio e vi assicuro che non sarà una perdita di tempo. Ringrazio il M° Alberto Bacchi per avermelo regalato tre anni fa: è stato un dono prezioso.